Reincarnazione — Fernando Andrés Puga

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In penombra. Senza fiori, né lacrime, né parole d’occasione. Solo. Delle mani meccaniche con guanti di lattice meccanici sistemano con riluttanza il lenzuolo bianco, mettono il coperchio e girano le viti. Chiudono la bara. Intrappolato nel buio, apro gli occhi. Non c’è tunnel. Nessun suono che mi culli. La bocca irrigidita. Le mani asciutte. Niente. Solo questo odore denso, come di liquido amniotico, che va inondando tutto, e io a tentoni che cerco un’altra uscita, quella nuova, quella che mi restuirà alla vita un’altra volta ancora. Una vita che forse sa di gelsomini o tuberose o anche di questi nontiscordardime che crescono nel bosco fra le erbacce. Mi sforzo. Mi apro il cammino. Si espande il vuoto che mi permetterà di uscire dalla caverna. C’è qualcuno lì?, provo a chiedere. Solo il pianto e la luce che abbaglia e una ninnananna e l’aria nei polmoni e la gradevole carezza di mani che ridono, al di qua del grande dolore, inventando i fiori per adornare il giorno.


Fernando Andrés Puga (Argentina), Reencarnación

(Tradotto da Químicamente impuro)

2 commenti:

  1. Gracias. Muy honrado de haber sido traducido y aparecer en este blog.
    Fernando Andrés Puga

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  2. Fernando: muy lindo tu cuento poema de un nacimiento entre flores y esperanzas. Te felicito, Adriana

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