Lo specchio in cui la mezzanotte non fa ombre — Héctor Ranea

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(Immagine: AliceinDeadLand)


I miei occhi furono incapaci di sostenere il mio sguardo. Quel riflesso in uno specchio di quel genere era fatto di me, di tutti noi, esseri vaganti senza meta. Ogni qualvolta ci guardavamo in uno specchio rammentavamo quel riflesso e, annichiliti da quella profonda penetrazione cerebrale, ci ritarevamo instupiditi, scontenti, freddi, impauriti. I nostri amori andarono spegnendosi, per l’arte, la musica, per il corpo dell’amato o dell’amata, per la luce e per l’oscurità. Finché i corvi ebbero più stima di se stessi di noialtri della nostra esistenza, e fu in quel tempo che decisero di prendersi in restituzione gli occhi che ci avevano prestato.
Da allora (io sono) siamo incapaci di sostenere i nostri ricordi nelle orbite vuote degli occhi presi in prestito, e poi tutto quanto è andato peggiorando.


Héctor Ranea (Argentina), El espejo en que la medianoche no hace sombra

(Tradotto da Químicamente impuro)

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